Arte Antica, Pittura, Artista Cairo, Grande Ritratto, Incisione Gregorj, Campiglia

Valore stimato —248.5

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FRANCESCO CAIRO

DETTO IL CAVALIER DEL CAIRO

PITTORE

 

 

Interessante antica edizione, 

bella e suggestiva raffigurazione con il ritratto del noto artista pittore;

 

grandi dimensioni, misura circa cm. 49x34 (l'intero foglio, a margini bianchi irregolari e diseguali), circa cm. 27,5x18 la sola raffigurazione misurata all'impronta della lastra di stampa; incisione originale all'acquaforte, a cura dell'artista incisore Ferdinando Gregorj, da un disegno di G.D. Campiglia; incisione databile presumibilmente tra fine '700 o primo '800.

 

 

DI INTERESSE ARTISTICO, DECORATIVO, COLLEZIONISTICO

Discreta conservazione generale, segni e difetti d'uso ed'epoca, diffuse fioriture e macchie o gore e strappi e strappetti e sgualciture e difetti vari marginali e così come visibili nelle immagini allegate, incisione impressa su buona carta vergellata, difetti parzialmente mascherabili da incorniciatura, pertanto

stampa meritevole di essere inserita sotto passpartout ed incorniciata.

(le immagini allegate raffigurano alcuni particolari dell'intero foglio, eventuali ulteriori informazioni a richiesta)

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Francesco Cairo (Milano, 1607Milano, 1665) è stato un pittore italiano.

Venne anche conosciuto come il Cavalier Cairo per aver ricevuto la medaglia dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro a Torino, per merito della propria arte.

Formatosi inizialmente nell'ambito del Morazzone, come dimostrano le sue opere giovanili (l'Estasi di Sant'Andrea Avellino a S. Antonio Abate a Milano e la pala con Santa Teresa, oggi alla Certosa di Pavia), Cairo si trasferì giovanissimo (1633) a Torino alla corte dei Savoia.

A Torino Cairo eseguì una serie di dipinti da cavalletto dal tema cupo e fortemente spiritualizzato, come le varie versioni della Salomè, dell'Erodiade e del Cristo nell'Orto.

Tra il 1637 e il 1638 Cairo compì un viaggio a Roma, dove ebbe la possibilità di studiare la pittura classicista degli artisti di scuola emiliana (Guido Reni, Domenichino), Guercino, quella dei tardi epigoni fiamminghi di Caravaggio e quella dei primi barocchi (Giovanni Lanfranco, Pietro da Cortona).

Tornato in Lombardia eseguì alcune importanti pale d'altare, come la Madonna con le Sante Caterina da Siena e Caterina d'Alessandria per la Certosa di Pavia e il San Carlo Borromeo che impartisce la prima comunione a San Luigi Gonzaga di Casalpusterlengo. In queste opere si nota una mutazione dello stile di Cairo: dalle figure macilente e estatiche (in senso quasi carnale) della sua prima maniera, l'artista passò ad una pittura più raffinata e ricca, dalla matericità quasi fiamminga, forse non immemore della conoscenza della contemporanea pittura genovese.

Negli anni tra il 1646 e il 1649 Cairo soggiornò nuovamente in Piemonte, dove dipinse per i Savoia la grande tela con il Ritrovamento di Mosè ed alcune pale d'altare per Savigliano e per la chiesa di S. Salvario di Torino.

Le opere del suo ultimo soggiorno milanese sono caratterizzate da un'ulteriore evoluzione, che portò all'estremo limite la stesura cromatica del momento precedente, arrivando ad esiti sfatti e sfumati che ricordano le opere di scuola veneziana. Risalgono a questo periodo una pala con San Giovanni Battista oggi ad Aicurzio e la grande Assunzione per Orta. (dal web)

 

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